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CRIOTERAPIA

Letteralmente significa “terapia del freddo” (dal greco kryos).

È un trattamento assai efficace che consiste nell’utilizzo localizzato del freddo e che trova largo impiego per la cura di alcune condizioni mediche ed estetiche.

È una tecnica innovativa che può essere utilizzata in alternativa a metodiche assai più invasive e dolorose: si serve principalmente dell’AZOTO LIQUIDO, gas assai versatile a -196°C. Applicato sulla cute, l’azoto allo stato liquido è in grado di congelare istantaneamente la lesione.

L’azoto liquido rappresenta il criogeno maggiormente aggressivo, pertanto il suo l’utilizzo è di esclusiva competenza medica.

Esistono in alternativa altre sostanze sfruttate per la cura/trattamento di varie affezioni cutanee, che però non raggiungono temperature così basse, e sono:

  • i FREON: gas alogenati che possono raggiungere una temperatura compresa tra 33 e 70°C sotto zero. Questi gas non sono molto utilizzati nella crioterapia perché reputati inquinanti;
  • l’ANIDRIDE CARBONICA: neve carbonica o ghiaccio secco. Raggiunge i -79°C. il congelamento non è sempre molto rapido, i risultati sono dunque opinabili;
  • il PROTOSSIDO D’AZOTO: -89°C. Utilizzato raramente a causa degli elevati costi di mantenimento.

La durata di una seduta di crioterapia varia in base al tipo di lesioni, alle dimensioni e all’ambito cutaneo da trattare.

CRIOTERAPIA IN DERMATOLOGIA

È una tecnica in sé piuttosto semplice: l’azoto applicato sulla cute crea un’ustione da freddo, la quale a sua volta genera dei cristalli intracellulari capaci di indurre la morte della cellula stessa per shock termico e la contestuale rottura della membrana cellulare.

La crioterapia è molto utilizzata per la cura di diverse patologie cutanee: per alcune di queste la criochirurgia è la tecnica di elezione:

  • verruche virali
  • molluschi contagiosi
  • condilomi acuminati
  • cheratosi attiniche
  • cheratosi seborroiche
  • piccoli fibromi
  • piccole neoplasie benigne

APPLICAZIONE

La crioterapia dermatologica che sfrutta l’azoto liquido può essere effettuata tramite varie tecniche, e ognuna di queste presenta particolari caratteristiche che la rendono utile a trattare determinati disturbi piuttosto che altri:

  • Tecnica spray (o a spruzzo);
  • Tecnica dipstick (con utilizzo di bastoncino sulla cui estremità si trova un piccolo batuffolo di cotone imbevuto di azoto): tecnica più mirata che permette di esercitare una pressione variabile a seconda della lesione/zona da trattare;
  • Cryoprobe: crio con sonda per lesioni profonde: il raffreddamento della lesione non si ferma alla superficie ma si spinge in profondità ed il freddo si espande in modo sferico.

Le lesioni trattate non regrediscono immediatamente, bensì dopo svariati giorni dall’applicazione.

EFFETTI COLLATERALI

Dopo una seduta di crioterapia il paziente può presentare lieve eritema, sensazione di bruciore, a volte anche urente, ed edema che scompare nelle ore successive.

Nei giorni successivi (2-3 giorni dall’applicazione) può formarsi una bolla a contenuto chiaro-sieroso o a contenuto ematico, che se dolorosa può essere bucata; alla bolla segue la formazione di una crosta, alla caduta della quale segue guarigione del tessuto senza esiti cicatriziali (10-12 giorni, dipende dalle lesioni e dalla localizzazione). Può a volte seguire la formazione di zona ipopigmentaria (chiazza ipocromica) in quanto i melanociti sono particolarmente sensibili al freddo.

Se l’applicazione di crioterapia è stata profonda e duratura possono presentarsi danni a carico dei nervi o tessuti osteo-cartilaginei (ala naso).

CONTROINDICAZIONI

La crioterapia è sconsigliata a pazienti con ipersensibilità al freddo, a pazienti affetti da arteriopatie (potrebbe potenziare l’ischemia tissutale) e malattia di Raynaud (per evitare l’insorgere di spasmi vascolari).

Se il trattamento crioterapico ha riguardato lesioni profonde si ha la possibilità di discromie (alterazione della pigmentazione) che potrebbero essere accentuate o scatenate in seguito a una precoce esposizione ai raggi solari.

 

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