Benvenuti al Centro Politerapico Ribor
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Letteralmente significa “terapia del freddo” (dal greco kryos).
È un trattamento assai efficace che consiste nell’utilizzo localizzato del freddo e che trova largo impiego per la cura di alcune condizioni mediche ed estetiche.
È una tecnica innovativa che può essere utilizzata in alternativa a metodiche assai più invasive e dolorose: si serve principalmente dell’AZOTO LIQUIDO, gas assai versatile a -196°C. Applicato sulla cute, l’azoto allo stato liquido è in grado di congelare istantaneamente la lesione.
L’azoto liquido rappresenta il criogeno maggiormente aggressivo, pertanto il suo l’utilizzo è di esclusiva competenza medica.
Esistono in alternativa altre sostanze sfruttate per la cura/trattamento di varie affezioni cutanee, che però non raggiungono temperature così basse, e sono:
La durata di una seduta di crioterapia varia in base al tipo di lesioni, alle dimensioni e all’ambito cutaneo da trattare.
È una tecnica in sé piuttosto semplice: l’azoto applicato sulla cute crea un’ustione da freddo, la quale a sua volta genera dei cristalli intracellulari capaci di indurre la morte della cellula stessa per shock termico e la contestuale rottura della membrana cellulare.
La crioterapia è molto utilizzata per la cura di diverse patologie cutanee: per alcune di queste la criochirurgia è la tecnica di elezione:
La crioterapia dermatologica che sfrutta l’azoto liquido può essere effettuata tramite varie tecniche, e ognuna di queste presenta particolari caratteristiche che la rendono utile a trattare determinati disturbi piuttosto che altri:
Le lesioni trattate non regrediscono immediatamente, bensì dopo svariati giorni dall’applicazione.
Dopo una seduta di crioterapia il paziente può presentare lieve eritema, sensazione di bruciore, a volte anche urente, ed edema che scompare nelle ore successive.
Nei giorni successivi (2-3 giorni dall’applicazione) può formarsi una bolla a contenuto chiaro-sieroso o a contenuto ematico, che se dolorosa può essere bucata; alla bolla segue la formazione di una crosta, alla caduta della quale segue guarigione del tessuto senza esiti cicatriziali (10-12 giorni, dipende dalle lesioni e dalla localizzazione). Può a volte seguire la formazione di zona ipopigmentaria (chiazza ipocromica) in quanto i melanociti sono particolarmente sensibili al freddo.
Se l’applicazione di crioterapia è stata profonda e duratura possono presentarsi danni a carico dei nervi o tessuti osteo-cartilaginei (ala naso).
La crioterapia è sconsigliata a pazienti con ipersensibilità al freddo, a pazienti affetti da arteriopatie (potrebbe potenziare l’ischemia tissutale) e malattia di Raynaud (per evitare l’insorgere di spasmi vascolari).
Se il trattamento crioterapico ha riguardato lesioni profonde si ha la possibilità di discromie (alterazione della pigmentazione) che potrebbero essere accentuate o scatenate in seguito a una precoce esposizione ai raggi solari.
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Le onde d’urto – anche note come onde d’urto focali – sono una tecnica di stimolazione meccanica che sta conquistando uno spazio sempre più rilevante in ambito ortopedico e fisioterapico. Il principio-base delle onde d’urto è quello della meccano-trasduzione, per cui la stimolazione meccanica provoca una reazione biologica da parte delle cellule e, di conseguenza, dei tessuti. Tale forma di stimolazione ha come conseguenza la produzione di fattori di crescita che, in parole semplici, si traduce nella regolazione di stati infiammatori e nella riparazione e rigenerazione dei tessuti. Dal punto di vista pratico, le onde d’urto consistono in impulsi sonori che a partire dai macchinari che li producono (i c.d. litotritori) si propagano attraverso i tessuti ripetutamente e a ritmo molto veloce. A differenziarle da altre terapie con indicazioni simili – quali, ad esempio, gli ultrasuoni – è proprio la morfologia delle onde, che prevede una prima fase caratterizzata da un picco pressorio positivo cui fa seguito una seconda fase di pressione negativa.
Nell’immaginario comune la riabilitazione comprende un insieme di manipolazioni ed esercizi − spesso dolorosi − finalizzati al pieno recupero della funzionalità osteomuscolare dopo un trauma. Presso il Centro Politerapico Ribor, questa parola assume però un significato molto più ampio, perché gli interventi fisioterapici tradizionali si affiancano a pratiche mediche complementari che curano il paziente nella sua totalità. Ogni programma di riabilitazione viene infatti personalizzato secondo un approccio olistico che, oltre al recupero delle funzioni compromesse, mira a ripristinare l’equilibrio dell’intero organismo.
Complici i ritmi di vita serrati dell’epoca moderna, la necessità di trascorrere molte ore davanti agli schermi dei dispositivi personali come PC e smartphone e, di recente, anche le alterate abitudini dovute alla pandemia di Covid-19, sempre più persone scoprono di soffrire di disturbi del sonno. Il riposo, spesso sottovalutato, è in realtà un motore di grande rilevanza per il nostro organismo e la sua carenza può portare a una serie di fastidi e problematiche più o meno gravi. È infatti necessario pensare al sonno come a una sorta di cibo per il nostro cervello e per il nostro corpo in generale, un momento di ristoro essenziale per i circuiti neuronali, che possono così mantenersi in salute. Non solo: alcuni studi hanno dimostrato che una buona routine del sonno ha effetto anche sul nostro aspetto esteriore e, in particolare, sulla nostra pelle, svolgendo una vera e propria azione anti-età.
Come è facile immaginare, se da un lato una buona routine del sonno è in grado di mantenerci in salute, dall’altro la sua carenza può portare alla comparsa di una serie di disturbi di diversa gravità. Innanzitutto, è bene specificare che sono necessarie almeno 8 ore di sonno per far sì che il nostro cervello raggiunga un livello di rilassamento tale da permetterci di svegliarci riposati. Anche l’esposizione alla luce assume un’importanza rilevante per quanto riguarda i ritmi del sonno: è consigliabile infatti limitare le fonti luminose alle ore centrali del giorno, evitando invece di esporre lo sguardo a luci forti, come possono essere quelle di televisori e smartphone, la sera, specialmente prima di coricarsi. L’insonnia prolungata e i ritmi del sonno non equilibrati possono avere ripercussioni anche gravi sul nostro organismo. Alcune delle patologie più strettamente legate alle condizioni di insonnia e cattivo riposo includono:
In caso di insonnia e routine notturne poco equilibrate, la Medicina Tradizionale Cinese viene in nostro soccorso con l’agopuntura. Seguendo i principi di questa pratica clinica, è possibile paragonare il mancato riposo a un reiterato squilibrio all’interno del nostro organismo, dovuto all’accumulo di calore o fuoco con conseguente deficit della carica energetica. Spingendosi ancora più in là, si può definire il sonno come la necessità dello Yang di rientrare nello Yin durante le ore notturne. Attraverso le sedute di agopuntura è dunque possibile agire sui centri o “movimenti” che regolano l’equilibrio e riacquistare l’opportunità di sfruttare le ore di buio per un riposo ottimale e una piena ripresa delle funzioni fisiche e mentali.
Gli studi effettuati sull’agopuntura hanno dimostrato come questa risulti efficace nell’accompagnare le terapie farmacologiche; questo, però, è quanto è stato evidenziato nei casi di disturbi del sonno di più grave entità. I disturbi del sonno meno severi possono invece essere affrontati con la sola agopuntura, che rappresenta spesso una valida alternativa all’assunzione di medicinali. I farmaci per il trattamento dell’insonnia non sono infatti esenti da effetti collaterali, tra i quali è possibile citare la sonnolenza diurna, la tolleranza e la dipendenza. A questo va ad aggiungersi il fatto che molti pazienti sottoposti a terapia farmacologica sostengono di non sentirsi riposati al risveglio e, anzi, di sperimentare un vero e proprio “sonno artificiale”.
Comprendere l’importanza del sonno per migliorare la qualità della propria vita è fondamentale.
Il Centro Politerapico Ribor pratica l’agopuntura per trattare i disturbi del sonno, aiutando a ritrovare il giusto equilibrio nella propria quotidianità.
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Non sempre la vita di coppia è tutta rose e fiori: possono verificarsi infatti periodi in cui si inseriscono particolari dinamiche che causano un certo squilibrio all’interno del rapporto. In questi casi, nonostante il legame tra le due persone che compongono la coppia resti inalterato, tendono a instaurarsi dei comportamenti distruttivi che, a lungo andare, possono portare alla fine della relazione. Le cause della nascita di tali dinamiche sono molteplici e, tra queste, si evidenziano problematiche inerenti la sfera lavorativa, quella sessuale, lo stato di salute e molto altro ancora. Per evitare che questi dissapori incidano sulla vita dei due partner è importante agire alla radice, riconoscendo il problema e rivolgendosi prontamente a uno specialista, come ad esempio uno psicoterapeuta che si occupa di terapie di coppia.
Per capire che qualcosa non va all’interno della coppia è possibile prestare attenzione ad alcuni campanelli di allarme, quali:
Muovere delle critiche verso altri individui è un comportamento naturale, che di per sé non rappresenta un pericolo e, anzi, può essere addirittura d’aiuto nella comunicazione e nei rapporti umani. Nel momento in cui però la critica avviene all’interno di una coppia e non si rivolge più agli atteggiamenti e ai comportamenti del partner, ma alla sua persona, è necessario fermarsi e fare un passo indietro. Anche la rabbia, che dopo tempo può addirittura arrivare a trasformarsi in vero e proprio disprezzo nei confronti dell’altro, è un’avvisaglia che non si può e non si deve ignorare. L’atteggiamento difensivo e l’interruzione della comunicazione appartengono invece alla stessa categoria e si possono considerare sostanzialmente l’uno la conseguenza dell’altra. Questo perché, nel momento in cui in un rapporto di coppia uno dei partner, se non entrambi, assumono un atteggiamento di chiusura bloccando ogni tentativo di conciliazione, si spiana la strada verso la rottura definitiva.
Quando ci si rende conto che i campanelli d’allarme citati in precedenza non sono dei semplici episodi che si verificano sporadicamente, ma diventano vere e proprie abitudini, è necessario prendere in considerazione l’idea di rivolgersi a un professionista specializzato. In questo caso la figura professionale di riferimento è lo psicoterapeuta, una persona appositamente formata per analizzare le problematiche di due persone in contemporanea, ovvero della coppia nella sua complementarietà. Un fattore che non bisogna in alcun modo sottovalutare nella terapia a due è la volontà delle persone coinvolte di intraprendere un percorso di questo tipo. Lo psicoterapeuta, da solo, non può infatti essere d’aiuto, se prima di tutto non è la coppia stessa a volersi impegnare nel trattamento, a mettersi in discussione e a provare a venirsi incontro.
La terapia di coppia ha un funzionamento analogo a quello della psicoterapia individuale, con la differenza che, appunto, si rivolge a due persone contemporaneamente. Le sedute vengono programmate con lo psicoterapeuta e il numero delle stesse viene stabilito in base alle specifiche esigenze delle persone coinvolte.
In alcuni casi, alla terapia a due può anche essere affiancato un percorso singolo, qualora uno o entrambi i partner presentino delle problematiche pregresse ed esterne alla dinamica di coppia.